CG EDUCATION presenta “FUORI CONDOTTA”_la scuola come vita di comunità, un film che educa alla libertà

Dal 31 gennaio docenti e dirigenti scolastici potranno prenotare la visione del film FUORI CONDOTTA grazie a CG education il servizio streaming di CG entertainment rivolto alle scuole con accesso attraverso la piattaforma www.cgtv.it. La visione online può essere concordata con i referenti di CG in base alle disponibilità di studenti e docenti scrivendo a education@cgentertainment.it

Oltre ad essere disponibile per studenti e scuole in esclusiva grazie al servizio CG education, il film sarà distribuito su CGtv.it per il pubblico generale e prossimamente sulle principali piattaforme: iTunes, Apple Tv, Prime Video, CGtv, Google Play e Chili.

 

FUORI CONDOTTA è un film di Fabio Martina con i ragazzi e le ragazze degli Istituti scolastici di scuola primaria e secondaria di primo grado “Ermanno Olmi” e “Sorelle Agazzi” di Milano: gli spettatori sono accompagnati sui banchi di una scuola di periferia, tra i ragazzi e le ragazze, nelle relazioni del corpo docenti, in un viaggio cinematografico che interseca i linguaggi del documentario e della fiction, i registri drammatici e della commedia allo stesso tempo. Con poesia e quotidianità, il lavoro pone al pubblico le domande che ogni adolescente si pone nel periodo scolastico. In più, quello che accade a scuola è il riflesso di scelte che ogni giorno intraprendiamo, anche da adulti: qual è allora il confine tra la libertà individuale e la necessità di regole all’interno di una comunità?

In una scuola secondaria di un quartiere di periferia alcuni studenti, durante una normale mattinata di lezione, decidono di ribellarsi al nuovo Preside. Questi, infatti, si è dimostrato troppo normativo nell’imporre regole ferree per riportare l’ordine all’interno dell’Istituto Scolastico. La colpa, a suo parere, è del predecessore, troppo permissivo e tollerante, e quindi decide di proibire le arti, l’intervallo e l’uso del cortile, trasformando la scuola in un luogo estremamente disciplinato ma insensibile alle problematiche e alle esigenze degli studenti. Alcuni ragazzi decidono dunque di fare qualcosa per cambiare la situazione.

DISPONIBILE ONLINE PER LE SCUOLE GRAZIE AL SERVIZIO 

CG EDUCATION

www.cgtv.it/education

La ragazza con il braccialetto

La ragazza con il braccialetto di Stéphane Demoustier con Mélissa Guers, Roschdy Zem, Chiara Mastroianni

Ci deve essere stato un momento in cui abbiamo perso l’innocenza, ma non abbiamo ancora capito quando. O, forse, ci siamo sempre illusi di esserlo stati un tempo, quando invece innocenti non lo siamo stati mai. Quando a sedici anni non provi emozioni – che siano gioia, dolore, crudeltà o amore – allora qualcosa è andato perduto definitamente. Se mai ci fosse stato.

Lisa ha sedici anni quando viene accusata di aver ucciso la sua amica del cuore: lei è stata l’ultima ad averla vista, prima che la ragazza venisse ritrovata dalla madre morta con una serie di pugnalate. Lisa la conosciamo quando una mattina la polizia arriva ad arrestarla nella spiaggia in cui sta giocando con i genitori e il fratellino. Lei non dice una parola, non protesta, ma s’infila la maglietta e segue passiva i poliziotti. Due anni dopo Lisa è agli arresti domiciliari e i suoi movimenti sono controllati dal braccialetto elettronico che porta alla caviglia destra. Il processo sta per arrivare alle fasi conclusive e gli avvocati sono pronti ad affilare le armi per difendere le proprie tesi. Le prove contro Lisa sono schiaccianti, inesorabili quasi, ma è proprio durante il dibattimento finale che scopriremo quanto è successo e proveremo a capire – noi come gli stessi genitori di Lisa – chi sia la ragazza. Meglio, chi siano i nostri figli.

La Fille au bracelet è un bel dramma giudiziario che mette sotto processo non solo una giovane accusata di omicidio, ma un’intera generazione la cui colpa principale è quella di essere stata defraudata dei propri sogni. E allora il processo non è solo ai sedicenni di oggi, ma ai genitori di questi ragazzi incapaci sia di costruire un mondo dove poter far vivere i propri figli, sia comprendere l’enormità delle proprie responsabilità. E in un mondo come questo, nessuno allora può dirsi di essere veramente innocente.

Stéphane Demoustier, al suo terzo lungometraggio e da sempre attento alle tematiche giovanili, è bravo a costruire un film sulla tensione delle parole, più che su quella dei fatti. E, anche se il film non ha tra i suoi pregi quello dell’originalità, l’idea del gesto finale di Lisa – geniale nella sua semplicità e nella capacità di sintetizzare un intero dibattito sulle responsabilità generazionali = nobiltà ancora di più un film di ottima fattura.

Bad luck banging or looney porn

Se oggi siamo quello che siamo è perché siamo figli del nostro passato. I risultati della società odierna vanno letti guardandosi alle spalle. Anche solo di qualche decennio, perché i disastri degli anni passati hanno lasciato macerie difficili e pesanti da spostare.

Il regista rumeno Radu Jude aveva 12 anni quando il regime instaurato da Ceausescu venne abbattuto e il dittatore condannato a morte, ma è oggi, a 44 anni, che Jude vive in quella Romania figlia di un passato (recentissimo) ancora ben radicato nelle menti di tanti, troppi, rumeni. Un passato difficile da scrollarsi di dosso e acuito da una crisi pandemica capace di esaltare il peggio di ognuno.

Bad luck banging or looney porn, vincitore dell’Orso d’Oro all’ultimo festival di Berlino, è un cinema figlio di questi tempi ma che, a sua volta, non può evitare di voltarsi indietro per comprendersi. Emi, insegnante di storia di una scuola rinomata di Bucarest, ha girato insieme al marito un filmino hard che, non si sa come, è finito nella rete e condiviso da alunni e genitori della scuola. La donna, accusata di comportamento amorale, dovrà difendersi dalle critiche dei genitori che, in una sorta di processo sommario, le chiederanno di lasciare il suo posto perché indegna. Ma per arrivare dal punto di partenza – la realizzazione del filmato del rapporto tra Emi e il marito – al processo finale, Jude decide di mettere in scena una rappresentazione con un prologo e tre atti distinti e separati tra loro da veri e propri siparietti. Il prologo è naturalmente il filmato incriminato e la prima parte è una lunga camminata di Emi per le strade di una rumorosa, disordinata Bucarest popolata da una civiltà al limite del collasso di nervi. Tra il primo e il secondo atto l’Intermezzo in cui Jude racchiude ricordi e aneddoti sulla storia presente e passata rumena e, infine, il confronto di Emi con i genitori per arrivare a un finale che potrebbe essere diverso a seconda di come lo si voglia guardare: un finale composto da tre situazioni possibili.

Per raccontare la sua Romania – ma anche un po’ tutta l’Europa – Radu Jude sceglie la via del grottesco con l’ottimo Bad luck banging or looney porn, un film solo apparentemente semplice (di una semplicità quasi infantile a tratti), ma capace di stupire e sorprendere sia con le sue provocazioni esplicite, sia con le metafore più raffinate.

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