Achilli 4 di 6

Tre volte l’aveva riletto quel foglio. Tre volte da cima a fondo. Le accuse erano pesanti: truffa e falso documentale. Adriana non si decideva a posarlo e a lasciare l’ufficio. L’attendeva un’ora di allenamento in palestra e ogni scusa era sempre buona per rimandarla. Da quando da piccola era stata terrorizzata dalla reazione del suo corpo allo sforzo, non riusciva ad accettare di dover essere costretta a riviverla ogni volta. Il cuore che batteva sempre più forte, fino a sentirlo uscire dal petto, e tutto quel gocciolare di sudore da ogni poro l’aveva letteralmente annichilita la prima volta. Adriana si ricordava ancora l’espressione della maestra Benetti quando la vide arrivare con le due manine strette al petto gridando che il cuore stava scappando. La maestra la abbracciò forte e le disse di calmarsi che tanto il cuore non scappa. Sembra lo faccia, disse, ma non va mai tanto lontano. E a furia di essere trattenuto il cuore di Adriana aveva imparato a stare al suo posto e batteva sempre regolare, sia che camminasse, corresse o amasse.
La notte in cui la caldaia del riscaldamento centralizzato scoppiò Adriana l’aveva passata insonne. La sera era stata a mangiare a casa dei genitori e aveva ceduto alle frittatine di spinaci e cipolla. Aveva esagerato e quella notte la stava pagando. Si stava preparando una seconda camomilla sperando di sciogliere la patina d’unto che le si era formata sullo stomaco, quando le arrivò la telefonata preoccupata di Achilli.
“Mi scusi Adriana se la chiamo a quest’ora – le disse trafelato – È successo un guaio, un disastro, ai palazzi di via Amendola. Lei vada subito in ufficio e prenda i faldoni della contabilità di quegli immobili e li porti a casa sua. Poi domani le spiego”. La ragazza aveva provato a ribattere, ma Achilli aveva interrotto la comunicazione, staccando immediatamente il telefono.
Nello scoppio tre condomini erano finiti all’ospedale e uno era anche in gravi condizioni. Due garage erano andati completamente distrutti e due muri portanti danneggiati seriamente. Per non parlare delle tubature, l’impianto elettrico e un sacco di altre cose che aveva faticato addirittura a capire. Una prima stima parlava di un milione di euro. Cifra enorme, ma sotto il massimale previsto dall’assicurazione. Ci fosse stata.
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In prigione non ci sarebbe finito, questo lo sapeva Achilli. L’età avanzata per una volta giocava a suo favore. Ma lo scandalo sarebbe stato enorme. Se pensava di aver insegnato qualcosa a sua figlia,  questa era la serietà e l’onestà nel lavoro, come nella vita. Quante discussioni a tavola criticando amici più scaltri che non si vergognavano di falsificare i bilanci, gonfiare le spese o prendere mazzette dalle ditte appaltatrici. Amici che nel frattempo si comperavano seconde case e macchine grosse. Non che mancasse qualcosa alla loro famiglia, ma c’era qualcosa di stridente tra il tenore di vita di Achilli  e quello di molti suoi colleghi. Una volta Valeria, sua figlia, durante una discussione più dura delle altre glielo aveva anche rinfacciato. Ma non perché volesse essere più ricca, ma perché avrebbe voluto vedere suo padre più furbo, forse più audace.
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In prigione no. Non ci sarebbe finito, pensò Adriana. Forse aveva anche già superato l’età per essere incarcerato, sicuramente con i tempi dei processi italiani l’avrebbe raggiunta prima della sentenza. Per un attimo pensò al suo futuro. Fu come un lampo, scordò i problemi di Achilli e realizzò che sarebbe rimasta senza lavoro, senza dimenticare che facendo sparire i faldoni qualche responsabilità se l’era accollata pure lei. La cronaca locale ci avrebbe sguazzato in una situazione del genere: non capitava mai niente in città e il fatto si sarebbe preso lo stesso spazio di un omicidio. Erano passati più di dieci anni dall’episodio degli amanti assassini, che ancora il giornale ci viveva di rendita. Il quotidiano locale era l’unico che veniva comperato dalla sua famiglia e lei per anni aveva letto soltanto quello. Sua madre lo apriva per controllare i necrologi, suo padre per lo sport locale e per le critiche all’amministrazione. Lei sfogliava invece le pagine andando a cercare le notizie più piccole, come l’agricoltore che aveva coltivato una zucca enorme, o quello che aveva pescato un luccio di sei metri. Guardava le foto e guardava gli occhi delle persone che, sulla pagina del giornale, finivano sempre per avere un’aria stupita. Che espressione avrebbe avuto Achilli?

(4 continua)

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